La mattina andiamo al Checkpoint Charlie; ed è proprio una cagata. Il terzo checkpoint americano non è altro che una fila di negozietti dove vendono qualsiasi cosa riguardante il muro, qualche imbecille vestito in divisa che si fa fotografare con i soliti turisti squallidi e le riproduzioni dei cartelli "You're leaving the American Sector bla bla". Apprezzabile solo le foto e i cartelloni esplicativi che ho solo letto per metà grazie a qualcuno che si era stancato di leggere "cose tutte uguali".

Non ci tratteniamo molto in questo posto inutile e ci dirigiamo (rigorosamente a piedi ... evidentemente odiamo la comodità) al Museo Ebraico.
La prima parte è davvero atroce. Nel senso crudo della parola. Il pavimento è in salita e storto, un senso opprimente e tortuoso per risaltare la storia del popolo. All'interno si incrociano due assi; L'asse dell'esilio rappresenta le varie emigrazioni ebraiche e porta al Giardino che altro non è che un campo di colonne di cemento su di un terreno ciottolato e inclinato che ti da una sensazione strana di malessere e nausea camminarci dentro. L'asse dell'olocausto invece porta alla Torre dell'olocausto; uno spazio vuoto e freddo dentro una torre con una piccola luce che filtra solo dall'alto per ricreare la sensazione di perdita di umanità cultura e vita.
L'altra parte del museo parla della storia del popolo ebraico con molti contenuti interattivi e divertenti che stemperano non poco il senso di malessere che si ha all'entrata.
Il pomeriggio ci facciamo un giro per il quartiere ebraico giusto per rimanere in tema e passiamo qualche ora sprofondati nelle grandi poltrone di Starbucks a farmi la mia dose di frappuccino e muffin (una delle grandi pecche italiane ma volete aprire un cazzo di Starbucks???).
La mia brillante idea di salire sulla torre della televisione ci fa sorbire circa 50 minuti di coda con un ciccione italiano che si crede di fare il brillante continuando a dire stronzate come "ah si nella seconda entrata c'è molta meno coda ohohoh".
Il giorno dopo piove e decidiamo di andare a vedere lo Stadio Olimpico. Ovviamente disseminato di italiani che intonano i loro cazzo di "poropopo" e appendono bandiere italiane sugli spalti (tempo 30 secondi ed un omino tedesco esce con cattiveria e strappa via ogni bandiera). Anche lo stadio come il resto di Berlino non è da meno in quanto a storia.

I resti dello Stadio Olimpico costruito da Hitler nel '36 ci raccontano più di quanto mi sarei aspettata e la gita che era iniziata come qualcosa di puramente celebrativo diventa ancora una volta storia pura girando tra i vari cartelloni esplicativi.
Il pomeriggio invece andiamo a Fridrichstein a vedere la East Side Galler

continua...
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