giovedì, novembre 10, 2005

Piove.

Non è la prima volta che la pioggia cade. Ne sarà l'ultima. Però è la prima volta che la sento schiaffeggiarmi le guance e ferirmi l'anima. Rimanere qui sul ciglio della strada mentre l'acqua mi punisce come se avesse una frusta può essere vista come una sorta di autoflagellazione. Se la gente mi perdona così facilmente non è detto che io stessa debba essere così morbida. Quello che ho fatto mi fa schifo e spero che l'acqua sciolga tutto lo schifo e che sciolto sgorghi fuori dalla mia anima malata e che infine trovi pace mescolandosi alla sporca pioggia che tormentosa scorre ai lati delle strade diroccate di questa città grigia e buia.
"Una ragazza non può essere sempre perdonata" già mamma, lo so.
Quattro Taxi mi son passati davanti a passo d'uomo aspettando un solo mio cenno per fermarsi e portarmi al riparo, li ho fatti passare tutti e quattro convinta che non fosse ancora l'ora per me di tornarmene all'asciutto. E se prendo una polmonite tanto meglio. Suscitare pietà è sempre stato il modo più veloce che mi fosse venuto in mente per fare pace con la gente, e infondo pace anche con me stessa. Come al solito solo tempo dopo mi rendo conto che razza di comportamento nauseabondo ho. Probabilmente per me è troppo difficile costruire un rapporto normale. Cerco disperatamente la normalità perchè quello che faccio è proiettare i mostri che ho nel cervello anche nella realtà.
Tradire qualcuno.
Qualche ora fa c'era il sole. Qualche ora fa questa città sembrava quasi un posto decente dove vivere. Qualche ora fa io ho tradito qualcuno. E non un qualcuno qualsiasi, bensì un qualcuno del quale mi fregava molto.
E ora aspetto la mia condanna. Aspetto che la terra mi condanni usando le proprie forze scavandomi buchi nella carne e facendomi corrodere qui, su questo marciapiede sgangerato di questa strada sudicia di questa città maledetta.

1 commento:

Anonimo ha detto...

disporre della fiducia di qualcuno è una responsabilità enorme, tra le più grandi ed impegnative che ci siano. ogni giorno siamo messi alla prova.
distruggere, mortificarsi...perchè? per espiare una colpa? quale?
quella di mentire a se stessi, e di conseguenza alle persone piu care. mentire su come sei in reltà, o almeno su una parte di te. tutte le cose splendide che pensano di te...."se solo sapessero cosa ho in testa, e cosa faccio delle volte" è il pensiero ricorrente.
e allora distruggi. ma non tutto, non sempre. solo quelle cose che contano. perchè in cuor tuo lo sai, sai qual'è la verità, quella che tutte le persone che piu ti conoscono non crederebbero mai: non lo meriti, non sei degno. o almeno non ti senti affatto degno, delle cose veramente importanti! delle cose abbastanza importanti, discretamente valide sì, lo sei. Ma di quelle altre no.
E addirittura a volte non è neppure questo. A volte è puro gusto sadico, o masochismo. comunque quasi una necessità. distruggere e basta. far cadere tutto. chissà, forse per poi tentare di recurare e sentirsi vivi. forse perchè sai che dopo la caduta c'è la risalita, dopo la notte viene sempre il giorno, dopo la pioggia (!) viene il sereno. già, fai piovere per poter godere del sereno che immancabilmente torna.
e se un giorno non dovesse più bastare neppure il sereno dopo la pioggia, che succederà?

"ma l'impresa eccezionale, dammi retta, è essere normale." ;)

ciao

gianluca